Giulia Cecchini - Coaching e Formazione

FENG SHUI: COME DORMI?

Stavo cercando una foto che potesse essere ben rappresentativa del significato archetipico della “tana” nel Feng Shui, ovvero quanto la posizione del letto all’interno della camera sia fondamentale per un riposo rigenerativo, quando la mia adorabile e inconsapevole assistente Minnie mi ha fornito l'ispirazione!



Sfuggendo al “ferreo” controllo, si è ricavata uno spazio sul lettone!
Di tanto spazio (visto quanto è piccola lei!) perché si è acciambellata contro un rialzo del piumone per coprire le proprie spalle? Perché invece non ha scelto un posto più comodo, come il fondo del letto, sgombro e con il piumone ben sistemato? E poi, perché è girata con il muso in avanti, ovvero verso la parte “aperta”, lasciando la schiena al sicuro?

Questa scelta, assolutamente istintiva e comune sia agli animali che agli umani, è frutto dell’istinto primordiale di sopravvivenza. Gli esseri viventi che sono “frontali”, ovvero hanno gli occhi posizionati nella parte anteriore, (o al massimo leggermente laterale) rispetto al viso, hanno il bisogno di proteggere il lato non visibile, quello da cui potrebbe arrivare il pericolo non visto in tempo per mettere in atto la difesa.>
Per gli umani, pur vivendo in un ambiente fortemente antropizzato, e quindi più a misura di uomo dove i pericoli naturali sono mitigati dal vivere in ambienti chiusi, questo istinto sopravvive in maniera forte e attiva.

Qualsiasi attività dobbiamo fare, che sia dormire, lavorare, o semplicemente mangiare al ristorante, istintivamente cerchiamo di posizionarci con la schiena coperta. E se questo non è possibile (come ad esempio al ristorante dove spesso i tavoli si trovano in mezzo alla sala) il nostro livello di stress latente tende ad alzarsi, il nostro istinto è in allerta. In alcune persone può essere soltanto il fastidio per il brusio, o il passaggio del cameriere troppo vicino alla nostra sedia, il movimento di bambini alle nostre spalle. In alcune persone più sensibili alle energie ambientali si può leggermente alzare il ritmo respiratorio, così come il tono di voce o la velocità con cui si parla. Si tende a stare con la schiena dritta e leggermente ritratta (la posizione “impettita”). In altre persone si può notare invece una leggera chiusura della posizione, un raccoglimento in sé stessi, una posizione di difesa.

Mentre per quanto riguarda il ristorante o il bar dove ci troviamo, questa reazione istintiva è ininfluente, perché limitata nel tempo (finita la cena o la colazione si va via!) già per il luogo di lavoro questo comporta qualche difficoltà.

Avere la propria postazione di lavoro che offre le spalle all’ingresso in quell’ufficio, che sia una porta o una finestra, influisce sulla nostra concentrazione. Nel tempo ci fa sentire meno tranquilli, meno al sicuro. Il nostro sistema limbico è in allarme, sebbene sia un allarme silenzioso. La paura latente di un attacco, mitigata dalla consapevolezza di vivere in un ambiente protetto dove non ci sono predatori, si trasforma inconsapevolmente in un attacco non fisico ma psicologico, finendo per modificare anche i rapporti con i colleghi o il capo. Diventa più facile non fidarsi, sospettare che gli altri manovrino contro, per carriera o aumento di stipendio, per metterci in cattiva luce o danneggiarci per “chissà quale motivo”. Non lavoriamo tranquilli.

Questa attivazione continua del nostro sistema di difesa (che ricordiamo fa parte del patrimonio ancestrale che ha permesso l’evoluzione della nostra specie!) nel lungo periodo può portare stress cronico, insoddisfazione, allontanamento nelle relazioni con gli altri, isolamento, ma anche irritabilità e insofferenza, non ci permette di vivere serenamente la nostra vita, e non ne sappiamo il motivo.

Alle volte basta solo modificare la postazione di lavoro, adottare piccoli accorgimenti affinché il nostro sistema limbico si tranquillizzi e ci permetta di vivere più serenamente quella parte della giornata che dedichiamo al lavoro.

Se poi, la posizione di insicurezza è quella nella quale dormiamo, allora il problema diventa ancora più grande. Perché ciò avviene nella nostra casa, il luogo dove dovremmo “essere al sicuro”, dove i predatori non ci attaccano, dove abbiamo la soddisfazione dei nostri bisogni primari: sicurezza, cibo, relazioni affettive e sessuali. Dove possiamo essere noi stessi, ovvero completamente “esposti”, senza veli né fisici né psicologici.

Un letto posizionato avanti alla porta d’ingresso della camera, sotto una finestra attiva il nostro sistema di difesa ancestrale: se dormo, come faccio a difendermi in caso di attacco di un predatore? Il sistema di difesa non si accontenta di sapere che siamo nella nostra casa, e quindi al sicuro, vuole che nel momento di massima esposizione (quando siamo addormentati) non ci sia neanche l’”ipotesi” di un pericolo!

Ecco che il nostro sonno diventa più leggero e disturbato da ogni singolo piccolo rumore proveniente dall’esterno, il riposo non è più di qualità, il livello di stress si alza, la qualità della vita si abbassa.

Chi ha avuto la sgradevole sorpresa di avere la visita dei ladri in casa, purtroppo sa che quell’evento ha minato seriamente la propria “convinzione” di sicurezza, e passerà molto tempo prima che riesca nuovamente a trovarsi a proprio agio in quella casa violata. Tenderà ad adottare misure sempre più rigide per poter ritrovare la propria sicurezza nel sonno: porte blindate, sbarre alle finestre, sistemi di allarme sofisticati. Tutto contribuisce, ma se il nostro letto non è anche lui al sicuro, continueremo a sentirci in pericolo. Abbiamo bisogno, come la mia piccola assistente Minnie, di sentire dietro di noi una barriera, possibilmente più alta della nostra testa (quindi ben vengano le testate del letto!), solida e rassicurante.

Un ultimo spunto di riflessione.

Cosa c’è appeso nella parete alle spalle del tuo letto?

In molte case mi è capitato di vedere bellissimi quadri o addirittura splendidi trompe l’ueil…
Proviamo a fare questo esperimento: chiudi gli occhi per qualche secondo, e immagina di dormire in un posto come questo:


Rimani qualche minuto (almeno 5), vedendo te che dormi con questo quadro alle pareti, poi concentrati su quale sensazione provi.
(Se vuoi puoi scrivermi per raccontarmi la tua esperienza su whatsapp oppure su info@giuliacecchini.it)

E se la parete alle spalle del tuo letto è colorata?

Beh, dei colori parleremo in un altro post…

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